Avete presente la sindrome di Stendhal? È ciò da cui sono stata colta durante la visita del Castello di Sammezzano. Un susseguirsi di variopinte sale e corridoi, un tripudio di stucchi e mosaici, vetrate che creano giochi di luce e riflessi arcobaleno, simboli massonici, motti e iscrizioni celanti messaggi per i visitatori più attenti. Un dedalo di colori che stordisce e lascia a bocca aperta.
Da tempo ne ammiravamo le foto sul web, abbiamo firmato petizioni e seguito con interesse le novità sull’imminente asta (poi annullata), disperandoci davanti alla scritta “chiuso permanentemente”.
Poi la notizia che aspettavamo da tempo: il Comitato FPXA ha deciso di organizzare una due giorni di visite gratuite. Solo 1.500 posti esauriti in 38 secondi, altre 11.000 richieste in lista d’attesa. E noi, grazie alla connessione super veloce, e le ancor più veloci dita di Gogo, siamo riuscite a rientrare nella lista di eletti che lo scorso 3 Luglio hanno potuto varcare la soglia della dimora del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona e conoscere la sua affascinante storia.
Il Castello di Sammezzano: Un viaggio tra l’Oriente e la Spagna
Nato a Firenze nel 1813, e deceduto a Sammezzano nel 1897, il Marchese era un uomo di grande cultura, esperto di scienze e lingue antiche, un fine collezionista e amante della musica di Verdi. Pur non avendone i titoli, fu anche ingegnere e architetto, e dedicò la maggior parte della sua vita alla progettazione e realizzazione di questa sua unica opera titanica.
Dagli inizi dell’800 si diffuse in tutta Europa la corrente culturale e artistica definita “Orientalismo”, di cui Firenze fu uno dei maggiori centri. Ferdinando, che era un grande appassionato di Oriente, ampliò e trasformò la struttura preesistente del castello ispirandosi a questa corrente.
Il castello in stile moresco-orientale ha una facciata solare e una facciata lunare; all’interno dispone di 65 sale (a lungo si è pensato che fossero 365 come i giorni dell’anno) una diversa dall’altra: alcune sono un caleidoscopio di colori da Mille e una Notte, altre un’apoteosi di candidi stucchi; attraversare le sue stanze è come intraprendere un viaggio nel tempo e nello spazio tra l’Oriente e la Spagna.
Incredibile se si pensa che il Panciatichi non ha mai realmente visitato certi luoghi, e che tutte le sue conoscenze derivano da ricerche e studi approfonditi dei suoi libri di architettura e letteratura orientalista.
Tra i decori e gli stucchi spiccano motti e iscrizioni, in latino e italiano, e persino note musicali. Ferdinando aveva tanti pensieri in testa, e voleva comunicarli ai pochi che avevano l’onore di visitare il Castello di Sammezzano: un requisito per poter essere ammessi al suo interno, era possedere un’intelligenza superiore alla media.
La visita inizia dalla Sala d’Ingresso, dalla quale risulta già evidente che ci troviamo in un luogo magico, che sarà in grado di sorprenderci sempre più, a ogni porta che varcheremo, a ogni sala che attraverseremo.
Tra i coloratissimi decori appare il motto latino “Non Plus Ultra” da cui si comprende quanto Ferdinando, megalomane dall’ego smisurato, fosse orgoglioso dello splendore che aveva creato, tanto da anticipare ai visitatori che non vedranno mai niente di meglio di ciò che sta per mostrargli.
Altra iscrizione a caratteri cubitali dice “Sempre l’uom non volgare o infame / O scavalcato o inutile si spense”. Il Marchese parla di se stesso. Solo i volgari e gli infami hanno successo, lui infatti era destinato alla solitudine; la sua mente visionaria lo ha portato a essere criticato dal popolo ed emarginato dai salotti dell’élite del suo tempo.
Dalla coloratissima India si passa alla bianca Spagna della Sala Bianca, detta anche Sala delle Stelle, e la grande Sala da Ballo, entrambe caratterizzata da pareti di stucchi di un bianco immacolato che ricordano trine di sangallo e pizzi preziosi, e che richiamano l’Alhambra di Granada, ma anche le tradizioni islamiche.
Da qui si torna all’India con gli arabeschi dello spettacolare Corridoio delle Stalattiti. All’interno della nicchia di una finestra troviamo un’iscrizione latina datata 1870 ma inquietantemente attuale: “Mi vergogno a dirlo, ma è vero: l’Italia è in mano a ladri, esattori, meretrici e sensali che la controllano e la divorano. Ma non di questo mi dolgo, ma del fatto che ce lo siamo meritato”.
Una delle più celebri è senz’altro la Sala dei Pavoni, caratterizzata da una decorazione a ventaglio, che dal pavimento sale fino alle volte del soffitto, riproducendo la fantasia cromatica della coda di un pavone che si mostra in tutta la sua vanesia bellezza.
Dopo l’Ottagono degli Specchi e l’Ottagono Dorato, la Sala dei Gigli, la Sala dei Piatti Spagnoli (regalo di nozze fantasiosamente utilizzato per decorare le volte del soffitto), la Sala della Musica e la Sala degli Amanti, la visita si conclude nella Cappella, la cui presenza può apparentemente stridere con il personaggio ateo e anticlericale di Ferdinando. In realtà il Marchese si mostra coerente fino in fondo, poiché non si tratta di una cappella cristiana, ma di un luogo dedicato alle religioni, che unisce nello stesso ambiente la croce cristiana, l’iscrizione “Dio è Grande” (chiaro riferimento all’espressione islamica “Allah Akbar”), e un altare monolitico tipico delle religioni orientali. Ferdinando, prima di congedare gli ospiti, ma anche prima di lasciare questo mondo, vuole quindi lanciare un chiaro messaggio di pace.
Il parco dei giganti centenari
Per non farsi mancare proprio niente, il Marchese era anche appassionato di botanica ed esperto di piante e, oltre al Castello di Sammezzano, riorganizzò tutta l’area verde circostante, di circa 65 ettari, piantando piante rare ed esotiche così come specie arboree indigene.
Per raggiungere il castello si deve quindi intraprendere una lunga ma piacevole passeggiata, di circa 30-40 minuti, tra sequoie, querce, aceri, ginepri e rarità come la sughera.
Impossibile non camminare col naso all’insù per cercare di scorgere la cima di questi giganti centenari.
Tra le maestose sequoie spicca la cosiddetta Sequoia Gemella, alta più di 50 metri e con una circonferenza di 8,4 metri, che fa parte dei 150 alberi italiani “di eccezionale valore storico o monumentale”.
Breve storia del Castello, tra i fasti del passato e l’incuria del presente
La storia del castello risale all’epoca romana; lo storico Davidsohn in “Storia di Firenze” afferma che nel 780 persino Carlo Magno di ritorno da Roma ha soggiornato nelle sue stanze.
Nei secoli è appartenuto a famiglie molto importanti, come gli Altoviti e i Medici, per poi essere venduto allo spagnolo Sebastiano Ximenez d’Aragona.
Nel 1853 Ferdinando Panciatichi Ximenez d’Aragona, unico erede dei Panciatichi e degli Ximenes d’Aragona, eredita la tenuta di Sammezzano e inizia a modificare la struttura del castello realizzando nuove sale e donandogli l’aspetto meraviglioso che vediamo oggi.
Dopo la morte di Ferdinando, sua figlia vendette tutti i mobili e gli arredi, e negli anni successivi, prima i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, e successivamente i vandali, fecero razzia di ciò che restava al suo interno.
Dall’inizio degli anni ’70 fino al 1990 il castello è stato trasformato in un albergo ristorante di lusso. Dopo alterne vicende, la proprietà è passata a una società italo-inglese che si è proposta di renderla nuovamente una struttura turistico ricettiva. Al momento però l’edificio giace abbandonato all’incuria del tempo e degli agenti atmosferici, che lo stanno lentamente distruggendo.
Nel 2013, in occasione del bicentenario dalla nascita di Ferdinando, si è costituito il Comitato FPXA, associazione no profit nata senza scopo di lucro e composta da volontari che periodicamente organizzano visite del castello a titolo gratuito raccontando la storia del Marchese affinché la memoria di questo interessante personaggio e la sua geniale opera non vadano perdute.
Per conoscere le date delle prossime visite, seguite il Comitato sulla pagina Facebook o tenetevi aggiornati attraverso il sito www.sammezzano.org.
Vi segnaliamo inoltre la possibilità di votare il Castello di Sammezzano per il censimento “I Luoghi del Cuore” del FAI (al momento è al primo posto!) per dargli una possibilità di salvezza e renderlo finalmente accessibile ai più.
Come raggiungere il Castello di Sammezzano
Il Castello di Sammezzano si erge sulla collina sopra Leccio, a Reggello, a pochi chilometri da Firenze, in mezzo al tipico paesaggio della Toscana.
Per raggiungere la località in auto basta prendere l’uscita Incisa-Reggello dell’Autostrada A1 e seguire le indicazioni per Reggello, Leccio o il centro commerciale outlet The Mall.
Per chi non fosse automunito, esiste una comodissima navetta che parte dall’autostazione Busitalia Sita in via Santa Caterina da Siena, 17 a Firenze (vicino alla Stazione S.M.Novella) e arriva proprio davanti all’outlet.
Da qui partono due itinerari pedonali che arrivano fino al castello: il primo parte dal The Mall e percorre tutto il parco; l’altro sentiero invece parte dalla frazione Leccio, è più breve ma anche più ripido, e passando da qui potrete incrociare la famosa Sequoia Gemella.
11 Comments
visitarlo è uno dei miei sogni! bellissimi colori
http://www.audreyinwonderland.it/
Hai detto bene. Un sogno che abbiamo realizzato!!! Pare che ci saranno altre visite il prossimo weekend ma solo per quelli che erano nella lista d’attesa.
Uno dei posti più belli che abbia mai visto, almeno dalle foto è questo che percepisco. Certo come si fa a chiudere al pubblico una bellezza del genere. Speriamo ci siano iniziative del genere sempre più frequenti!
Ciao Elisa, hai proprio ragione a dire che sembra impossibile che una bellezza tale non sia accessibile. Per fortuna questo settembre hanno organizzato altre visite guidate. Ci auguriamo che il Castello possa piazzarsi bene nella classifica dei Luoghi del Cuore del Fai così da avere un’ulteriore speranza.
Bellissimi colori. Lo visiterei molto volentieri!
Un tripudio di colori!
Mi sono innamorata, ma che posto fantastico!
Difficile rimanere freddi di fronte a questa meraviglia!
WoW che meraviglia, le tue foto parlano !!
Grazie per questo articolo.
Voglio assolutamente andarci anche io :)
Anch’io sono stata tra le fortunate che sono riuscite a visitare il Castello di Sammezzano! Una gita meravigliosa! :-)
Spero che questa “fortuna” tocchi anche ad altri sinceramente. Ammetto che avrei tanta voglia di tornarci. Certe meraviglie non ti saziano mai.