20 anni fa usciva nelle sale Ovosodo, film cult diretto da Paolo Virzì, ai tempi giovane regista di 33 anni, ora apprezzato a livello internazionale grazie a pellicole come La prima cosa bella, Il capitale umano e La pazza gioia.
Era il 1997 e Ovosodo portò Livorno sul grande schermo, attraversando la città in sella a un “Ciaino”, dai cortili popolari alle palazzine Liberty che si affacciano sul mare, passando dai “fossi” del quartiere Venezia, raccontando una storia come tante, con una comicità malinconica e un’ironia pungente tipicamente labroniche.
Per festeggiare tale ricorrenza, si svolge in questi giorni la rassegna Vent’anni di Ovosodo organizzata dall’associazione culturale The Cage, in collaborazione con la società di produzione cinematografica Motorino Amaranto, e con la media partnership de Il Tirreno.
Toto Barbato, organizzatore dell’evento “Questo film ha riallacciato il forte legame che questo territorio ha avuto per tanti anni con il mondo del cinema ma che a un certo punto si era allentato. In questo senso l’anniversario di Ovosodo è un anniversario che abbraccia l’intera città, una Livorno che festeggia se stessa, le proprie conquiste, i propri talenti. Una Livorno d’autore che si apre al mondo con un evento che racconta i luoghi e le atmosfere uniche del film che l’hanno resa celebre.”
Francesco Belais, assessore alla Cultura del Comune di Livorno “Nessuno più di Paolo Virzì ha rappresentato Livorno nel mondo attraverso la settima arte.”
Livorno attraverso i luoghi del film Ovosodo
Ovosodo
Tommaso “È bellissimo qui. Sembra Napoli, Berlino, Bucarest.”
Piero “Insomma…”
Geograficamente il quartiere Ovosodo corrisponde al centro storico di Livorno, includendo la zona di Benci-Centro e del rione Magenta. Il simpatico nome deriva dai colori che lo rappresentano, il bianco e il giallo, che ricordano quelli dell’uovo sodo e che sono anche nella bandiera del quartiere che sventola durante le gare remiere. A Livorno si scherza sempre e questa ne è la prova.
Nel Cinquecento questa zona era una delle più importanti della città, assieme al quartiere noto come Venezia, poiché qui si svolgevano gli atti di compravendita delle merci che i mercanti portavano da tutto il mondo. Era l’epoca degli scambi commerciali e Livorno era uno dei porti principali del Mediterraneo, assieme a Marsiglia.
In questa zona troviamo alcuni dei luoghi più emblematici della città come Piazza Grande, Piazza Cavallotti e il Mercato delle Vettovaglie, il Teatro Goldoni e la scuola Benci, che è una delle più antiche di Livorno e che in origine dette il nome all’omonimo quartiere.
Nel film però, alcune scene ambientate a Ovosodo, sono state girate nel quartiere La Guglia, uno dei più popolari della città. Questa zona infatti fu progettata in epoca fascista con lo scopo di farvi risiedere gli operai delle fabbriche e tutte quelle persone all’epoca considerate “sovversive”. Ancora oggi si tratta di un quartiere complesso, fatto di case popolari e cortili che si susseguono uno dopo l’altro, che rappresenta ancora oggi un microcosmo di realtà sociali difficili. Qualcuno lo considera, insieme ai quartieri di Shangay e Corea, una sorta di banlieu in salsa labronica. Noi preferiamo la definizione di Tommaso in Ovosodo, un mix tra Napoli, Berlino e Bucarest.
[I cortili di Ovosodo sono lo sfondo delle vicende dell’infanzia e dell’adolescenza di Piero. Personaggi discutibili, veracità, semplicità e colore.]
La Venezia e i canali
Anche il quartiere Venezia, forse il più pittoresco in assoluto, appare nel film Ovosodo. Non poteva essere altrimenti per quell’angolo, fatto di ponti, canali ed edifici che conservano ancora lo stile originario, da sfoggiare quando arrivano i turisti in città. Una piccola Venezia che racconta le storie dei mercanti che vi abitavano nel ‘600.
In questa zona troviamo la Fortezza Nuova, sorella minore della storica Fortezza Vecchia, circondata dai canali, detti “fossi” in gergo labronico, e collegata alla terraferma da un piccolo ponte. Alla fine del ‘500 il Granduca Ferdinando de’ Medici commissionò l’opera al Buontalenti, che aveva progettato una città a forma di pentagono. Dal pratone esterno, che corre lungo una parte del perimetro, si ha un bellissimo scorcio dei palazzi colorati del quartiere Pontino e delle cantine dove un tempo c’erano i magazzini dei mercanti.
[Due scene particolarmente divertenti avvengono nel quartiere della Venezia. Quando Tommaso e Piero restano a secco con il motorino, vediamo sullo sfondo i palazzi mercantili e i ponti sotto cui scorrono i “fossi”. Poi successivamente vediamo i due scorrazzare in barca proprio nei canali.]
Pontino
Susy “Oh, ho trovato una casa sul Pontino che è un amore. Ultimo piano con vista sulla Fortezza.”
Piero “Capito come vanno le cose? A volte le disgrazie di uno lasciano il posto alla felicità di un altro. E lì, dove hanno abitato solitudine e disperazione, si può riaffacciare un po’ di…non so come chiamarla…speranza, gioia, amore…mi sembrano tutti paroloni, comunque ci siamo capiti.”
Cosa sarebbe Livorno senza il Pontino? Quartiere un tempo popolato dai “sovversivi”, dagli antifascisti comunisti agli anarchici, e dai lavoratori dei cantieri e delle botteghe artigiane, il Pontino è una macchia di colore che si specchia nelle verdi acque dei fossi. Si dice che fosse “rosso”, più di altre zone, emblema di quell’antifascismo che da sempre caratterizza la città labronica. Il Pontino è strettamente legato alla tradizione delle gare remiere, soprattutto la Coppa Barontini che è appunto intitolata a Ilio Barontini, combattente antifascista qui residente. In questo quartiere poi troviamo gli edifici del vecchio Teatro San Marco (1806), adesso un asilo, dove nel 1921 nacque il Partito Comunista Italiano.
[Piero si siede nel pratone della Fortezza e noi spettatori vediamo gli alti edifici colorati del Pontino davanti a lui.]
Ardenza
Piero “E alla fine riuscii a iscrivermi al Liceo Giorgio Caproni in via del Mare, all’Ardenza. Un luogo che per uno del mio rione era esotico ed elegante come Beverly Hills.”
Ardenza, assieme ad Antignano e Banditella, è l’immagine più elegante di Livorno. Non possiamo dare torto a Piero. Questo quartiere si trova nella parte sud della città, estendendosi da Viale Nazario Sauro fino ai Tre Ponti, e include lo stadio Armando Picchi e l’ormai abbandonato e decadente Ippodromo Caprilli. Partendo dal principio, da Barriera Margherita, si incontrano uno dopo l’altro dei villini color pastello in stile Liberty, una cartolina della Belle Epoque labronica.
Per un periodo, infatti, Livorno fu meta di villeggiatura della borghesia e località balneare molto ambita, tanto da costruire nel 1841 i Casini di Ardenza, una serie di edifici residenziali per ospitare forestieri e turisti. Ancora oggi Ardenza mare è il fiore all’occhiello della città, meta preferita dai livornesi per passeggiare al fresco o farsi un tuffo veloce prima di tornare a lavoro. Abito ad Ardenza da quando sono nata e ammetto che sembra sempre di essere in vacanza, soprattutto quando l’odore del mare ti entra nel naso mentre esci dalla porta di casa.
[Arriva il primo giorno di liceo per Piero e, durante il tragitto in autobus, vediamo scorrere veloce il lungomare con il suo stile Liberty.]
Mare
Lisa “Ma qui a Livorno non c’era il mare? Io voglio fare subito il bagno.”
Piero “Dio bono, c’è sì! Qui manca tutto fuorché il mare.”Piero “Poi domani ti porto alle Spiagge Bianche. Devi vede’, c’è una sabbia, par d’esse’ ai Caraibi per via che c’è lo scarico della fabbrica di bicarbonato. Tu vedessi ganzo.”
Livorno è il mare. Piero esprime pienamente questo concetto con la sua frase rivolta a Lisa, cugina romana di Tommaso. Dalla Terrazza Mascagni fino al Castello Sonnino, non si può fare a meno di rivolgere gli occhi al mare. Prima gli stabilimenti balneari che hanno fatto un’epoca e poi tutta la costa fatta di scogli, scoglietti e macchia mediterranea. Qui c’è la famosa tamerice, aggrappata alla roccia, dipinta dal Fattori nell’Ottocento. E poi, dopo Antignano, tutta la scogliera del Romito, location anche di altri famosissimi film come Il Sorpasso di Dino Risi. Questo è il paradiso in versione labronica. Guai a chi ce lo tocca questo mare fatto di cale, torri di avvistamento, vasche e da una roccia resa così particolare dal fenomeno dell’erosione. Di particolare interesse storico e fotografico, citiamo Castel Boccale, la torre di Calafuria e Castel Sonnino. Non potete dire di essere stati a Livorno, se non avete fatto almeno un tuffo.
[Piero porta Lisa al mare per un tuffo nelle acque del Castel Sonnino.]
Piazza San Jacopo in Acquaviva
Se dovessi fare una lista dei luoghi più belli di Livorno per vedere il tramonto, sicuramente menzionerei Piazza San Jacopo in Acquaviva. Sarà per la chiesa che si affaccia sul mare, oppure per la tipica spalletta in stile Liberty che corre fino alla famosa Terrazza Mascagni.
Ci troviamo in mezzo a due “emblemi” della città, da un lato l’Accademia Navale e dall’altro lo storico stabilimento balneare Pancaldi. La chiesa sembra essere stata una delle prime chiese cristiane costruite lungo la costa tirrenica e la prima per la città di Livorno.
I livornesi vengono qui per fare aperitivo alla frequentatissima Baracchina Bianca o per fare un tuffo dalla sottile striscia di cemento che arriva dove l’acqua è più profonda.
[Qui Piero incontra la professoressa Giovanna, molto confusa e fuori di sé, che gli chiede che fine abbia fatto Tommaso.]
Villa Fabbricotti
È uno dei parchi urbani più frequentato dai giovani livornesi, soprattutto per la biblioteca che si trova al suo interno. Questa villa è nata, durante il governo dei Medici, come residenza fuori da quello che era il centro della città. All’epoca la villa e il parco apparivano molto diversi da adesso: viali alberati, fiori, serre, un maneggio, un teatrino e anche una pista da pattinaggio. Subì numerosi danni durante la Seconda Guerra Mondiale, dato che qui risiedeva il comando tedesco e successivamente quello americano. L’edificio posto al centro, presso il quale si trova appunto la biblioteca, è in stile ottocentesco con tocchi neoclassici.
Oggi gli studenti si trovano “in villa” per studiare insieme o per fare quattro chiacchiere al piccolo chiosco. Se arriva l’estate e non ami andare al mare, la villa è uno di quei luoghi in cui è possibile rilassarsi. Ricordo ancora i giorni prima della maturità a ripassare con le amiche il programma di storia e filosofia.
[In questo storico edificio viene collocato il liceo frequentato da Piero e Tommaso.]
Raffineria Palchimica = Eni-Agip Petroli
Piero “Proprio in quei giorni, era l’Aprile del ’94, fui inaspettatamente beneficiato dal nuovo miracolo italiano e mi toccò uno di quel milione di posti di lavoro, promessi dal nuovo governo, alla fabbrica del babbo di Tommaso. Ma senza raccomandazione: le liste del collocamento erano una specie di hit parade della scarogna, e io fra mamma morta, babbo in galera e fratello handicappato, ero entrato trionfalmente nella top ten.”
Duole dirlo, ma anche questo è Livorno. La raffineria Eni, volgarmente detta “Stanic”, domina la zona Nord della città, tra l’area industriale e il quartiere periferico di Stagno. Le sue torri, da cui escono perennemente fumi, svettano nel cielo e sono visibili anche percorrendo la superstrada. Si trova qui dall’epoca della Seconda Guerra Mondiale per produrre benzine, gasolio e oli di vario tipo. Le nubi maleodoranti non sono rare nelle zone circostanti, così come negli ultimi anni le proteste e gli scioperi dei lavoratori.
[Piero viene assunto alla Raffineria Palchimica e comincia da qui una nuova fase della sua vita, quella con la nuova compagna Susy.]
Piero “C’ho un coso qui, un magone, come se avessi mangiato un ovo sodo col guscio e tutto. Non va né in su né in giù.”
Piero “Chi lo sa, forse sono rincorbellito del tutto, o forse sono felice, a parte quella specie di ovo sodo dentro che non va né in su né in giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico.”
4 Comments
Non ci sono mai stata a Livorno, l’ho sempre vista come una città molto industriale ma non mi dispiacerebbe visitarla attraverso il film Ovosodo che ho visto secoli fa! Adoro i film: niente male girare le città attraverso le scene dei film!
Ciao Katia, Livorno è ancora poco conosciuta forse. In realtà c’è un bellissimo mare, un museo dedicato ai Macchiaioli molto interessante, un quartiere fatto di ponti e canali che è un piccolo gioiello e una popolazione verace ma accogliente. Non smetterò mai di dirlo. Merita moltissimo!
Io ho rivisto recentemente Ovosodo per l’ennesima volta! Splendido film che uno non si stanca mai di vedere, anche per le immagini della città che, direi, è molto sottovalutata ma ha il suo fascino. Io ho fatto il militare a Pisa che ho trovato molto bella e non solo nella gettonatissima Piazza dei Miracoli, ma anche nella più appartata Piazza dei Cavalieri. Ma, a volte, in libera uscita, andavo a Livorno per vedere i posti che poi ho rivisto nel film. Ma ditemi, se a Pisa dicono che ‘un m’ importa una fava, a Livorno si dice ‘un m’ importa un ovo sodo?! O ovo sodo, oltre al nome del quartiere Ovosodo, è solo un’espressione per qualcosa che ti resta dentro e non va né in su né in giù, come dice Piero.
Ovosodo è solo il nome del quartiere. Non mi sembra ci siano detti che lo coinvolgono. Hai proprio ragione Walter. Città sottovalutata ma davvero magica. Ce ne sarebbero da raccontare e spero un giorno di farlo come la mia città si merita.