Quanti di voi hanno mai assaggiato un cucchiaino di miele? Immagino tutti. Quanti si sono chiesti come nasce la sostanza dolce, ma allo stesso tempo appiccicosa, sapientemente prodotta dalle api?
Spinta da questa curiosità, ma anche dalla voglia di imparare qualcosa di nuovo dopo il corso di sommelier, mi sono iscritta a un “Corso di introduzione all’analisi sensoriale del miele” organizzato dallo Studio Agrofauna di Livorno in collaborazione con Piana Ricerca e Consulenza, della durata di due fine settimana.
Avendo già il naso allenato, è stato un vero divertimento poter annusare qualcosa di diverso rispetto agli odori che emana un calice di vino; perché come nel mondo enologico, anche in quello del miele, buona parte la fanno il naso e la bocca. Ecco allora che solo nel primo week-end ci siamo storditi i sensi annusando e gustando ben oltre 20 tipi di mieli diversi.
La principale distinzione viene fatta analizzando l’intensità dell’odore e dell’aroma:
- acacia, sulla, girasole, rododendro sono mieli deboli, con intensità bassissima sia a naso che in bocca;
- cardo, timo, agrumi hanno un’intensità media in cui a naso spicca prevalentemente una nota floreale;
- tiglio, ailanto hanno un’intensità medio–forte e un tipico sentore di nota resinosa;
- eucalipto, colza, tarassaco hanno anche loro un’intensità medio–forte, ma la cosa più caratteristica è che a naso prevale la nota animale, ovvero un sentore di funghi, uovo sodo, dado da brodo…è proprio attraverso questi mieli particolari che ci accorgiamo quanto possiamo allenare e allargare la nostra memoria olfattiva solo con un semplice barattolino di miele;
- melata di abete, melata di metcalfa, erica arborea hanno un’intensità forte e la loro caratteristica è quella di avere una spiccata nota caramellata–affumicata;
- corbezzolo, castagno hanno odore e aroma forti, ma soprattutto si distinguono dall’immaginario tipico che “il miele è dolce” perché questi due tipi di miele sono amarissimi!
Oltre all’assaggio dei mieli mi sono però appassionata anche alla curiosa storia delle api. La loro società è di tipo matriarcale, solitamente in un alveare vivono l’ape regina (l’unica femmina fertile) e 40mila/100mila api operaie preposte al suo mantenimento e alla difesa della colonia; i maschi (fuchi) invece vengono “usati” solamente per la riproduzione e successivamente uccisi.
A dispetto di quanto si possa pensare, le api riconoscono il loro proprietario. L’unica accortezza da prendere è quella di indossare colori chiari, non a caso gli apicoltori utilizzano tute gialle o bianche; questo perché i colori scuri ricordano alle api la figura dell’orso, ancestrale nemico e ladro del loro miele.
Un’ultima curiosità: il 60% dei consumatori preferisce il miele liquido rispetto a quello cristallizzato. E voi da che parte state?
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