Longyearbyen è il centro abitato più a nord del mondo, con pochi abitanti provenienti da tutto il mondo, a una latitudine di 78° Nord e a circa 1300 chilometri dal Polo Nord. Il paese fa parte dell’arcipelago delle Isole Svalbard e si colloca sull’isola principale chiamata Spitsbergen, esattamente affacciato sull’Adventsfjord creatosi dall’incontro tra il fiume Adventdal e quello che viene chiamato Isfjords (fiordo di ghiaccio).
Alle Isole Svalbard sono stata a ottobre 2015 e marzo 2018 e ho vissuto per un totale di 15 giorni a Longyearbyen, base di partenza per tutte le escursioni, avendo modo di conoscerla da un punto di vista paesaggistico ma anche culturale. Soprattuto in autunno il ritmo è più rilassato rispetto all’estate, e non è difficile entrare in contatto con i residenti, molto accoglienti e pronti a raccontarti loro vita ai confini del mondo.
Longyearbyen è piccola e a qualcuno potrebbe calzare un po’ stretta, circondata su tre lati dalla montagna e per uno dal Mar Glaciale Artico. Me lo sono chiesto più volte come dev’essere vivere a Longyearbyen, e non nascondo che mi piacerebbe sperimentare un’esperienza di questo genere. Per il momento, posso solo consigliare di spendere almeno qualche giorno alle Svalbard per riuscire ad assaporare almeno un po’ la quotidianità di chi vive al 78° parallelo nord.
Leggi l’articolo Dieci curiosità sulle Isole Svalbard

Fotografia di Ottavio Giannella
Cosa vedere a Longyearbyen, la città più a nord del mondo
1. Le isole Svalbard e Longyearbyen, dalla scoperta a oggi
Per raccontare la storia di questa cittadina posizionata sul 78° parallelo nord occorre fare un passo indietro. Torniamo per un attimo al 1596 quando per la prima volta l’esploratore olandese William Barentsz scoprì l’arcipelago delle Svalbard, all’epoca chiamato “spitsbergen” per le sue montagne aguzze.
Per 400 anni da questa scoperta, le Svalbard furono popolate inizialmente da balenieri e cacciatori olandesi, inglesi, russi e norvegesi. Si cacciava di tutto, dalle balene ai trichechi fino al grande orso polare. Nell’Ottocento poi si aggiunsero anche le attività di ricerca scientifica ed esplorazione (specialmente per il Polo Nord) e il turismo, principalmente quello crocieristico. L’attività di estrazione del carbone, a cui è legata la nascita di Longyearbyen, arriverà solo nel Novecento e in seconda battuta rispetto agli altri due settori menzionati.
1.1 Longyearbyen, la storia della cittadina più a Nord del mondo
Nel 1900 cinque norvegesi arrivarono dalla terraferma, da Trondheim per l’esattezza, per avviare un business sul carbone che si sapeva fosse presente nelle zone intorno l’Adventfjords. La loro piccola compagnia però non aveva abbastanza risorse economiche per aprire delle cave di carbone e si vide così costretta a vendere tutto.
Nel 1901 la nave S/ S Augusta Victoria approdò su quell’arcipelago di isole posto sulla cima del mappamondo, ai confini del mondo conosciuto. Su questa nave c’era anche John Munroe Longyear, imprenditore statunitense a bordo con la moglie e i suoi cinque figli per una semplice vacanza nel mondo del ghiaccio. Questo luogo suscitò un particolare interesse in Longyear tanto da farlo tornare ancora per valutare opportunità di lavoro e affari nel settore carbonifero. Decise così di investire e acquisire per 18,000 corone norvegesi le aree minerarie dei norvegesi di Trondheim, stabilendo qui la sede della Arctic Coal Company, una compagnia mineraria che nell’anno della sua fondazione nel 1906 contava in totale 40 operai e una miniera attiva chiamata “Amerikanergruva” o miniera 1A (distrutta da un’esplosione nel 1920 ma in parte ancora visibile).
Così nacque il piccolo centro abitato di Longyearbyen, originariamente chiamata Longyear City. In principio, la produzione di carbone si limitava a un paio di migliaia di tonnellate all’anno, ma la città non smetteva di crescere e già nel 1910-11 aveva una popolazione di 73 abitanti tra americani e norvegesi. Nel 1912-13 si era arrivati a 30.000 tonnellate di carbone e fu aperta una seconda miniera, la 2 per l’appunto, nella valle intorno Longyearbyen dove ormai risiedevano 385 persone (285 in inverno).
E nel 1916 gli americani, forse a causa di difficoltà di gestione delle attività per varie ragioni, decisero di lasciare tutto ai norvegesi, nello specifico alla Store Norske Spitsbergen Kulkompani A/S. Nel 1921 fu costruita la chiesa e arrivò un prete, nel 1925 la popolazione salì a 500 persone e nel 1938 finalmente si ebbe anche la scuola. L’ospedale invece era già presente dal 1913. Fu introdotta anche la figura del governatore, a seguito della confermata sovranità della Norvegia, e dell’ispettore delle miniere.
I minatori erano quasi tutti uomini del Nord della Norvegia che andavano in cerca di soldi e fortuna. Prima della Seconda Guerra Mondiale, i minatori vivevano in sei in una stanza nelle loro “baracche”. I funzionari avevano invece alloggi più confortevoli insieme alle loro famiglie. Le donne non erano moltissime, perlopiù mogli degli impiegati o le inservienti della mensa. L’alcool fu proibito prima dagli americani e razionato poi dai norvegesi, questo perché avrebbe potuto mettere in pericolo l’attività dei minatori dentro le miniere.
La Seconda Guerra Mondiale non risparmiò neppure le Svalbard, che ebbero un ruolo cruciale in questo conflitto anche e soprattuto per le stazioni meteorologiche i cui dati erano essenziali per la guerra aerea. Gli alleati potevano affidarsi infatti a stazioni in Nord America, Groenlandia e Islanda, mentre le la Germania tentò di stabilirsi alle Svalbard nel 1941, dopo l’occupazione della Norvegia nel 1940. La Gran Bretagna nel frattempo inviava convogli di aiuto all’Unione Sovietica via mare, passando dalle Svalbard e dal Nord della Norvegia per arrivare a Murmansk, che furono presi di mira dall’esercito tedesco.
La produzione si interruppe durante il conflitto, per riprendere subito nel 1945, dato che le miniere sottoterra non erano state danneggiate. Da questo momento in poi la città si espanse con la costruzione di quella che fu chiamata “Nybyen”, ossia la nuova città, proprio sotto alla miniera 2. Qui si concentravano i minatori, mentre i funzionari abitavano in Skjaeringa, proprio come alle origine si mantenne questa sorta di distinzione di classi sociali.
1.2 Longyearbyen oggi, una comunità multietnica in cima al mappamondo
A Longyearbyen c’è tutto. Il piccolo centro abitato più a nord del mondo infatti ha l’indispensabile per condurre una vita “normale” in prossimità del Polo Nord. Duemila abitanti di 50 diverse nazionalità popolano questa piccola cittadina che non si fa mancare proprio nulla. Dagli anni settanta a oggi la cittadina si è modernizzata, divenendo autonoma rispetto all’attività di estrazione del carbone che ha subito un drastico calo. L’apertura dell’aeroporto nel 1975 ha fatto uscire dall’isolamento dovuto alla posizione geografica e sono spuntate anche le prime imprese private soprattutto nel settore del turismo, ricerca scientifica e servizi.
Qui infatti ci sono tre asili, due una scuola, l’università, una chiesa, il supermercato, la banca, l’ufficio postale, ristoranti, pub, una discoteca e anche la più grande cantina di vino della Scandinavia. C’è anche un piccolo ospedale, con solo 8 letti e una clinica dentaria, attrezzato per le emergenze e il pronto soccorso (ci sono alcuni chirurghi ma non un reparti di ostetricia – ricordati che alle Svalbard non si può nascere).
Le strade alle Svalbard non sono identificate con nomi bensì con numeri. Sarebbe stato carino percorrere “via dell’Orso Polare” o “piazza Roald Admunsen”; per orientarsi invece si usano numeri e indicazioni che riguardano ad esempio il colore della casa o ciò che gli sta vicino. In fondo le case non sono moltissime, e con un po’ di attenzione si riesce a trovare tutto. Ricordo la titolare della guesthouse in cui alloggiavamo spiegarci come arrivare a casa sua. Ero un po’ perplessa ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
A causa del permafrost (terreno ghiacciato fino a 40 metri di profondità), che si scioglie in estate quando il termometro sale sopra lo zero, le case vengono costruite su dei trampolini che le rendono sopraelevate rispetto al terreno. Le tubazioni non sono interrate, per evitare che si congelino, e il riscaldamento è centralizzato per tutto il villaggio. Le case, alcune di legno e in genere colorate, si susseguono una dopo l’altra e, fuori da queste, motoslitte, auto e biciclette.
A Longyearbyen ci si può spostare a piedi, in bicicletta o con il taxi. Noleggiare un’auto sinceramente ha poco senso e, infatti, la maggior parte delle auto che si vedono transitare sono dei residenti. Moltissimi utilizzano la bicicletta, e non solo quando fa caldo ma anche quando le condizioni meteo non sono così clementi. In inverno alcuni locali si spostano con la motoslitta, ma in questo caso dobbiamo essere molto prudenti e attenti alle piste che si possono percorrere con tale mezzo.
Il taxi è un mezzo piuttosto comune tra i turisti, anche se le tariffe sono abbastanza alte. Dal fondo del paese fino a Nybyen, la parte alta, la corsa diurna di circa 2,5 chilometri ha un costo di 13 €.
3. Esplorare Longyearbyen e dintorni da soli e con i tour guidati
La zona di sicurezza, evidenziata nella cartina del paese in rosa, può essere visitata in autonomia. Nei prossimi paragrafi troverai alcuni spunti su cosa vedere come paesaggi o attrazioni culturali.
Per uscire invece dalla zona di sicurezza ed esplorare i dintorni di Longyearbyen, occorre affidarsi a un’escursione guidata. Noi consigliamo il tour di due ore in minibus di Svalbard Maxi Taxi che prevede soste fotografiche e numerose spiegazioni. Se sarete fortunati (noi lo siamo stati per ben due volte), potrete avere come guida l’ormai famoso Viggo Antonsen. Il signor Viggo ha recentemente partecipato al documentario della BBC “Life on the Edge” ambientato appunto alle Isole Svalbard. Credo che a Longyearbyen non esista storyteller più capace di lui. Vive sull’isola di Spitsbergen da moltissimo tempo, ne conosce perfettamente la sua storia e gli aneddoti più improbabili. Il suo punto di vista è divertente e mai scontato. Due ore passano veloci e, alla fine del tour, si esce con una panoramica culturale approfondita delle Svalbard e di Longyearbyen.
Un altro tour guidato che ci è piaciuto moltissimo e che ci ha permesso di esplorare in dettaglio i dintorni di Longyearbyen, specialmente la zona dell’Adventfjorden oltre il cartello degli orsi, è quello in fat bike con Fat Bike Spitsbergen.
3.1 Il centro di Longyearbyen
Cosa vedere in autonomia nel centro di Longyearbyen? Ecco alcuni spunti per visitare la piccola cittadina artica e scoprire qualcosa sulla vita al 78° parallelo.
La chiesa, ricostruita nel 1958, è una chiesa di orientamento luterano. La messa si celebra tutte le domeniche dell’anno in norvegese, mentre in estate anche in inglese. Dopo la funzione si sviluppa un momento di socialità che prevede la condivisione di tè e biscotti, almeno due sere a settimana di solito il martedì e il venerdì. Pare che sia una delle parrocchie più ampie d’Europa, dovendo assistere i fedeli presenti su tutto l’arcipelago (ad esempio alla stazione di ricerca polacca di Hornsund o a Barentsburg).
L’edificio dell’Università è l’ultimo che si trova scendendo dalla strada prima di arrivare sul fiordo. Si tratta dell’università più a nord del mondo, la Unis, una joint venture di quattro università norvegesi (quelle di Oslo, Bergen, Trondehim e Tromso). Il campus, inaugurato solo nel 1995 e pari a 3200 metri quadrati, si compone di sale conferenze, laboratori, aule, aule studio e una biblioteca. I primissimi studenti della Unis studiarono la geologia e la geofisica artica negli stessi edifici di oggi. Ci sono circa 350 studenti l’anno e i corsi sono tenuti in lingua inglese dato che la maggior parte di chi li frequenta è straniero.
Lo Svalbard Museum, inaugurato nel 1979, racconta in dieci sale la storia delle Isole Svalbard dalla loro scoperta nel 1596 fino ad oggi, includendo numerosi approfondimenti scientifici sulla fauna e sulla popolazione. Rappresenta una bella occasione per avere una panoramica di questo luogo senza tralasciare alcun aspetto fondamentale. La particolarità di questo museo è che ospita numerosi animali imbalsamati. Si trova all’interno dello Svalbard Science Center, l’edificio più grande dell’arcipelago, che ospita anche la Unis, l’Istituto Polare Norvegese e il centro di Informazioni ambientali del Governatore. Il museo è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 17 dal 1 Febbraio al 30 Settembre e dalle 12 alle 17 dal 1 Ottobre al 31 Gennaio. Resta chiuso il 25, 26 e 31 Dicembre. Il costo è di 90 Nok per gli adulti, 15 Nok per i bambini e 50 nok per studenti e pensionati (con tesserino). Tempo di permanenza: almeno 1 ora.
Un altro museo molto interessante visitabile a Longyearbyen è il The North Pole Expedition Museum, inaugurato nel 2008, attraverso documenti come film, foto, mappe, modellini, quotidiani e manufatti raccontano le imprese di tre diversi dirigibili partiti da qui per raggiungere il Polo Nord. Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 14 ed è gestito dall’italiano Stefano Poli che gestisce il tour operator Poli Artici. Il costo del biglietto si aggira sui 90 nok. Tempo di permanenza: almeno 2 ore.
La Svalbard Art Gallery ospita una collezione di libri e mappe dedicate all’arcipelago, mentre la WildPhoto Gallery mette in mostra le meravigliose immagini dei fotografi Ole Jørgen Liodden and Roy Mangersnes durante le loro spedizioni.
Huset è il “place to be” di Longyearbyen. Non sei nessuno se non hai mai speso almeno una serata qui. L’edificio, il cui nome significa semplicemente “casa”, è stato progettato da Jakob Hansen, architetto del Colosseum Cinema di Oslo. Dal 1951 questo divenne il centro della vita sociale del paese tanto da essere definito “il cuore della città”. Accoglieva indistintamente minatori e impiegati della Store Norske ed era posizionato in modo da essere raggiungibile da entrambe le classi sociali senza problemi. L’edificio di Huset è storico ed ha ospitato nel tempo la scuola, il teatro, il cinema, l’ospedale per un periodo limitato di tempo e l’ufficio postale.
Negli anni ‘80 il gestore di Huset cominciò a collezionare vini e oggi questa è una delle cantine di vine più grandi dell’area nordica, con più di 20 mila bottiglie e 1300 etichette di vino. Qui oltre a partecipare a eventi di vario genere, è possibile assaggiare piatti della tradizione nordica (principalmente norvegese). A Huset troverete un bistrot con menù alla carta (menù di 3 portate a scelta sulle 500 nok) e un ristorante con menù degustazione. All’interno, appesa al muro, si trova la pelle di un orso ucciso nel 1982 e poi servito presso Huset.
Per gli acquisti la zona pedonale del centro è il luogo giusto. Oltre al supermercato principale, lo Svalbardbutikken, si trova anche un piccolo centro commerciale che raccoglie alcuni negozi sportivi, due negozi di souvenir, una pasticceria e un piccolo fast-food. Si chiama Lompencenteret e in passato questo edificio ospitava gli spogliatoi e i bagni dei minatori. Contando che le Svalbard sono area tax-free, lo shopping può essere proprio conveniente soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico e l’attrezzatura sportiva. L’ufficio postale è degno di nota per il fatto che qui potete trovare delle collezioni di francobolli o regalarvi il certificato che attesta che siete stati alle Isole Svalbard con data e firma del funzionario.
Passeggiando per Longyearbyen è possibile ammirare alcuni resti della miniera 2 e visitare la centrale dove arrivavano i vagoncini carichi di carbone. Ma di questo parleremo nei capitolo successivi dedicati proprio a questa attività.
3.2 L’adventfjorden (fino al cartello degli orsi)
Nelle mezze giornate in cui non sono programmate escursioni guidate, consiglio di avventurarsi in autonomia un po’ fuori dal paese. Non sto dicendo di oltrepassare la zona di sicurezza, ma semplicemente di passeggiare lungo il fiordo fino ai cartelli degli orsi polari che indicano l’inizio dell’area in cui è necessario il fucile.
Si scende da Longyearbyen, in direzione dell’università, e si arriva fino al mare. Davanti si hanno le montagne, non così aguzze, e ricche di rocce di differenti epoche, e quello che viene chiamato “isfjorden”. Questo fiordo è il secondo fiordo più lungo della Norvegia, dopo il celeberrimo Sognefjord, e anche uno dei più lunghi del mondo. All’altezza di un concessionario di motoslitte si può scendere sulla riva per rilassarsi godendosi il tramonto sull’Adventfjorden che è un braccio del più grande Isfjorden. Inutile dirvi che il momento migliore è quello del tramonto, quando il cielo dietro le montagne si tinge di rosa e sul fiordo appaiono bellissimi riflessi.
La fotografia al cartello degli orsi polari è la cosa più turistica da fare a Longyearbyen. Ma in fondo perché non farla? Cartelli così effettivamente non ne avevo mai visti. Ci sono due cartelli di questo tipo, uno sulla strada che va all’aeroporto e uno sul lato opposto. Quest’ultimo è il più “fotogenico” a mio avviso. Al cartello si arriva tranquillamente a piedi, passeggiando lungo le sponde dell’Adventfjorden, con una camminata di circa 10/15 minuti dall’università posta ai piedi di Longyearbyen. Questo cartello indica la fine della zona di sicurezza, quella in cui si può transitare senza armi. Da qui in poi invece occorre obbligatoriamente essere muniti di fucile e kit di sicurezza. Ma che cosa dice il cartello? La frase in norvegese significa “applicabile a tutto il territorio delle Svalbard”.
3.3 Le miniere
Se prima l’attività mineraria rappresentava il fulcro della vita a Longyearbyen, oggi questa si è spostata in altre zone dell’isola per lasciare spazio ad attività commerciali e turistiche. Ma di essa c’è ancora traccia un po’ dappertutto, ed è importante per conoscere la storia di questo arcipelago e di Longyearbyen.
L’estrazione mineraria cominciò alle Svalbard agli inizi del Novecento e fu l’unica attività commerciale a sopravvivere, con alcuni momenti di stop, per oltre cento anni. Tutto ebbe inizio quando nel 1906 l’americano Longyear dette vita alla prima miniera grazie al lavoro di 40 minatori. Si tratta della miniera 1A, detta anche “degli americani”, distrutta nel 1920 da un’esplosione che provocò la morte di 26 minatori. A causa della guerra, nel 1941, la produzione di carbone cessò del tutto e Longyearbyen fu evacuata. La città fu poi completamente distrutta nel 1943 dai tedeschi e ricostruita successivamente. Nel 1946 tutto tornò alla normalità e fu creata la nuova area di Nybyen (in norvegese “nuova città”) composta da 5 edifici che ospitavano 72 minatori. Oggi questi stessi edifici sono stati trasformati in alloggi per i turisti. La Guesthouse 102, dove ho alloggiato nel mio viaggio alle Svalbard, era un tempo residenza dei minatori.
Di particolare interesse e ancora visitabili sono la miniera 2, dentro Longyearbyen, la 5 e la Taubenesentralen.
La miniera numero, collocata sulla montagna tra il centro e Nybyen. fu creata dagli americani nel 1913, divenendo attiva però solo nel 1921 quando la Miniera 1 esaurì la sua attività. Fu utilizzata ininterrottamente per ventanni fino alla Seconda Guerra Mondiale quando fu bombardata e distrutta. Riprese l’attività dopo il conflitto fino agli anni Settanta quando fu completamente abbandonata per diventare “Santa Claus Mine”, la miniera di Babbo Natale.
La miniera 5 invece si trova poco fuori Longyearbyen, sulla strada che va verso il vecchio aeroporto e l’allevamento di cani Husky Green Dog. Noi ci siamo arrivati in bicicletta partendo dal centro del paese, durante un’escursione con le fat bike. Questa miniera è ben conservata e si raggiunge con meno fatica rispetto alle altre due sopra menzionate. L’unico problema è che si trova oltre la zona di sicurezza, dopo il cartello degli orsi polari, e per questo motivo occorre essere accompagnati da una guida o muniti di fucile per poterci arrivare. *visitabile solo con tour guidato – nel nostro caso con Fat Bike Spitsbergen
Altro luogo legato all’attività mineraria, ma che si riesce invece a raggiungere senza problemi, è la base della funivia su cui viaggiavano i vagoncini del carbone provenienti da tre diverse miniere. La chiamano Taubenesentralen e serviva a trasferire il carbone al porto o nel magazzino dove veniva raccolto. La struttura è sopraelevata ed è interessante dal punto di vista architettonico. Da lì si ha la vista su tutta Longyearbyen. *visitabile in autonomia passando dalla strada che sale sopra la chiesa
Ecco l’elenco delle miniere che hanno fatto la storia di Longyearbyen:
Miniera 1A (American Mine) attiva dal 1906 al 1920
Miniera 1B attiva dal 1938 al 1958
Miniera 2A attiva dal 1921 al 1936 e distrutta da una granata dell’esercito tedesco
Miniera 2B, detta Santa Claus Mine, attiva dal 1937 al 1968 (a Natale qui viene messo un’abete)
Miniera 3 attiva dal 1931 al 1996 – (visite guidate con Svalbard Wildlife)
Miniera 4 attiva dal 1966 al 1970
Miniera 5 (nella zona Endalen) attiva dal 1959 al 1972
Miniera 6 (tra Todalen e Bolterdalen) attiva dal 1969 al 1981
Miniera 7 attiva dal 1972 a ora (visite guidate con Svalbard Explorer)
3.4 Antenne radar e stazioni satellitare
Partecipando al tour guidato di Maxi Taxi è possibile arrivare all’antenna radar Eiscat che studia l’interazione fra il Sole e la Terra. Molti scienziati qui studiano infatti il fenomeno dell’aurora boreale. Questo momento del tour è stato spettacolare. Ci sembrava davvero di essere su un altro pianeta. Eravamo dentro il mini van di Maxi Taxi, con la neve che continuava a scendere copiosa, e ci lasciavamo alle spalle Longyearbyen per addentrarci in un “niente” fatto di strade sterrate e paesaggi innevati. Siamo scesi dal van e ci siamo trovati davanti una gigantesca antenna che emetteva suoni. Per un momento, ho creduto di essere in Star Trek.
Con Fat Bike Spitsbergen invece siamo arrivati fino a una stazione scientifica per lo studio delle aurore boreali collocata in Adventdalen . La Nordlysstasjonen fu fondata nel 1978 con lo scopo di studiare e osservare da terra le aurore boreali. Ad oggi l’osservazione principale di questo fenomeno si è spostata in un osservatorio, fondato nel 2008 e chiamato Kjell Henriksen Observatory, sulla cima della montagna della Miniera 7, sopra le antenne Eiscat, poiché il lavoro effettuato in Adventalen soffriva dell’inquinamento proveniente da Longyearbyen. Il nome del nuovo osservatorio viene dalla persona che ha dedicato tutta la sua vita e i suoi sforzi dell’aurora boreale nella vecchia stazione di osservazione. Quest’ultima è comunque ancora utilizzata, spesso dagli studenti universitari, ed è veramente suggestivo trovarsi in questo luogo dove nel profondo silenzio artico si avvertono solo dei bip senza capire da dove provengano.
Alle Svalbard esiste anche una stazione satellitare, la Svalbard Satellite Station, che si trova sull’altopiano, a circa 400-500 metri sul livello del mare, ed è la più grande e attiva stazione satellitare commerciale del mondo. Longyearbyen ha una posizione perfetta per ricevere dati e segnali dai satelliti in orbita polare. La stazione fu costruita nel 1997 dal Centro Aerospaziale Norvegese in collaborazione con Kongsberg Defence & Aerospace. Molte delle immagini satellitari che vediamo ogni giorno ai telegiornali o sul web sono prodotte proprio qui.
* visitate con Svalbard Maxi Taxi
3.5 Il Global Seed Vault
L’ultima tappa del tour ci ha portati in un altro posto fuori di testa. Sto parlando del Global Seed Vault, una gigantesca arca di Noè che raccoglie sementi da tutto il mondo. Questo deposito, incastonato sottoterra dentro a una montagna ghiacciata, contiene più di 850 mila campioni di semi con lo scopo di preservare la diversità biologica. Si tratta di una sorta di backup dei semi del mondo così da poter far cominciare nuovamente l’agricoltura nel caso di una catastrofe. A vederlo esternamente somiglia moltissimo alla torre di un vecchio computer fisso. La parte più importante però non si vede, stando sottoterra, e contiene appunto stanze in cui sono ordinati e catalogati tutti i semi che vengono conservati alla temperatura di -18°. Ma perché una tale struttura proprio alle Isole Svalbard? Perché la presenza del permafrost, uno strato perenne di ghiaccio, permette di mantenere una temperatura costante anche qualora dovesse mancare l’elettricità. La zona non è sismica e pare che l’edificio possa resistere a tsunami, attacchi militari o esplosioni.
Il progetto è importante ed è gestito dal governo di Oslo insieme al Global Crop Diversity Trust e alla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Moltissimi paesi del mondo hanno deciso di inviare una copia dei propri semi al Global Seed Vault e, ad oggi, si contano più di 850 mila varietà di semi. Il Global Seed Vault ha avuto la prima richiesta nel 2015 quando il Centro internazionale per la Ricerca agricola in aree asciutte di Aleppo è stato distrutto a causa della guerra in Siria. Una copia dei semi contenuti nel centro erano stati precedentemente inviati alle Svalbard che così ha potuto consegnarli nuovamente al centro che è stato ricostruito in Marocco e Libano.
* visitate con Svalbard Maxi Taxi che Fat Bike Spitsbergen
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Se vuoi saperne di più, puoi leggere gli altri articoli dedicati all’argomento e cominciare a organizzare il tuo viaggio alle Isole Svalbard oppure scoprire dieci curiosità sulle Isole Svalbard.
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Questo articolo fa parte della rubrica Arctic Lover.
3 Comments
Ciao
mi avete fatto venire voglia di andarci la prossima estate!!!!E’ possibile organizzare brevi escursioni con slitte trainate da cani? Grazie!
Marco
Ciao Marco,
in estate non c’è neve e quindi l’escursione con la slitta trainata dai cani non è possibile. Ci dovrebbe essere una cosa similare ma a mio avviso non è la stessa cosa. Questa esperienza ha senso con la neve (te lo dico perché le ho provate entrambe). Sceglierei piuttosto altre gite comunque interessanti, ad esempio con il kayak nel fiordo davanti Longyearbyen.
Se hai bisogno, scrivici una mail.
Saluti
Gogo
Ciao Gogo, domani arriveremo alle 16 a Longyearbyen e ripartiremo giovedì alle 13, soggiornando alla guest house 102.
Quindi abbiamo 2 giorni pieni e due mezze giornate. Abbiamo visto che la guest house propone tante escursioni, tra le quali anche quelle in barca a Pyramiden o a barensburg. Cosa ci consigli di fare? Considera che mercoledì e giovedì dovrebbe anche nevicare! Grazie mille!!!
Ciao
Marta