Immaginate 1500 chilometri quadrati in cui il color ocra e il rosso della roccia si stagliano contro l’azzurro del cielo limpido. Questo è il deserto della Cisgiordania. Ma non finisce qui. Immaginate ancora che, sospeso e immerso nell’arida roccia desertica, vi sia un meraviglioso monastero di pietra bianca che compare alla vista come una chimera. Questo è il monastero di San Giorgio Koziba. In questo luogo desolato, primitivo e magnifico vivono solo i monaci accompagnati dal silenzio e dalla preghiera.
Il monastero di San Giorgio Koziba si trova nel Deserto di Giuda, uno dei luoghi più brulli e aridi del pianeta, una distesa di roccia chiara e scura che scorre per chilometri e chilometri tra Gerusalemme e Gerico. Ci troviamo in Medio-Oriente, per l’esattezza in Cisgiordania, a meno di venti chilometri dalla meravigliosa Gerusalemme e in un’area geografica che racchiude Gerico, uno dei luoghi più antichi del mondo, e il Mar Morto. Vedere il Monastero di San Giorgio Koziba è uno di quei momenti di viaggio che difficilmente dimenticherò. Un gioiello di architettura monastica, un luogo magico della Terra Santa e uno dei più remoti monasteri nel mondo.
Dove ci troviamo e come arrivare al Monastero di San Giorgio Koziba
Il Deserto di Giuda, o anche Wadi Quelt in arabo, è un canyon roccioso molto profondo dove l’acqua scorre solo durante la stagione delle piogge. Politicamente il territorio è stato occupato da Israele nel 1967 e una parte di questa area è stato dichiarata riserva naturale. Il paesaggio è suggestivo e particolare tanto da far gola agli amanti del trekking, sia israeliani che palestinesi.
Fino al 2010 il monastero di San Giorgio Koziba era difficilmente raggiungibile a causa di una strada molto dissestata e soggetta a smottamenti su cui era possibile transitare solo a piedi. Il 30 Novembre 2010 è stata costruita una nuova strada che in breve tempo collega Gerusalemme e Gerico al Wadi e al monastero. Si può arrivare qui in autobus (n. 486, 487) o con la propria auto percorrendo l’autostrada 1 da Gerusalemme e prendendo l’uscita Mizpe Yericho.

Il monastero di San Giorgio Koziba, uno dei più spettacolari e remoti al mondo
Il monastero si aggrappa alla roccia ed è lì dal quarto secolo, quando un gruppo di monaci scelse questo luogo desertico per vivere una vita austera dedicata alla preghiera. Scelsero il Wadi-Quelt perché qui, secondo la dottrina cristiana, Elia si fermò durante il suo viaggio per il Sinai, e San Gioacchino ricevette da un angelo l’annuncio dell’immacolata concezione di Maria.
Inizialmente fu costruito intorno a una grotta per poi espandersi nel quinto secolo grazie ai monaci ortodossi. Tra questi San Giorgio, da cui deriva il nome dell’omonimo complesso, che dopo la morte dei genitori decise di abbandonare tutto per dedicarsi alla vita da eremita.
Nel 614 i persiani giunsero nella valle e massacrarono i quattordici monaci che vi abitavano. Da quel momento il monastero rimase in stato di abbandono per ben 500 anni, fin quando i crociati, nel dodicesimo secolo, si insediarono e tentarono di restaurarlo fino alla loro cacciata. Successivamente nel 1878 un monaco greco vi si stabilì e completò il restauro nel 1901. Ad oggi il monastero è abitato da cinque monaci ortodossi che continuano a vivere secondo la tradizione di chi per primo lo tirò su. Si può visitare il reliquiario con le ossa e i teschi dei monaci uccisi dai persiani, la chiesa della Vergine Maria e i verdissimi giardini possibili grazie a un ruscello che scorre vicino. È quasi impensabile che nel cuore di un deserto, appollaiato su uno sperone di roccia, ci possa essere un piccolo angolo di vita e di verde come questo.

L’esperienza del deserto, dal monastero di San Giorgio a Gerico
Camminare nel deserto è sempre un’esperienza unica, a maggior ragione se nel tuo percorso hai la fortuna di incontrare un monastero del genere. Ho attraversato il deserto di Giuda durante il mio pellegrinaggio in Terra Santa, un viaggio speciale e unico per varie ragioni, ed era la prima volta in assoluto che mi ritrovavo in un paesaggio del genere. Certamente ne avevo sentito parlare molto e i miei riferimenti al deserto mi riportavano ai racconti sulla Libia dei miei nonni, alle lezioni di geografia a scuola e al libro del Piccolo Principe. In poche parole un pout-pourri di fantasia e aspettative su un luogo che mi affascina da molto tempo.
Con il gruppo di 222 pellegrini in viaggio abbiamo percorso il Wadi in silenzio, uno accanto all’altro, con la testa un po’ rivolta verso il basso, per evitare di inciampare in qualche sasso, e un po’ verso l’alto, per ammirare un cielo senza nuvole. Con questo silenzio come compagno di viaggio, abbiamo meditato e riflettuto su quei pesi che ci ingombravano il cuore. All’inizio della camminata ognuno di noi ha raccolto un sassolino che si è portato dietro per tutto il tragitto fino alla fine del Wadi. Poi lo abbiamo gettato e ce ne siamo liberati. Il deserto non è anche luogo di espiazione?
Nella zona del Wadi vivono i beduini della tribù Jahalin, originari della zona del Negev ed espulsi da qui negli anni ’50 da Israele, e così durante il tragitto fino a Gerico non è difficile incontrarne alcuni che vendono tessili ai turisti e offrono di montare in sella su un asino per completare il percorso. Qualcuno dice che danno fastidio. Io direi il contrario. Ero ferma a scattare alcune istantanee al deserto e mi è apparso davanti agli occhi un bambino stupito del fatto che dalla mia fotocamera uscisse la fotografia che avevo appena scattato. Era la prima volta che vedeva una cosa del genere e mi ha chiesto di scattargli una fotografia che poi gli ho regalato. Era felicissimo. E io questo incontro non lo dimenticherò più. E no, non mi ha infastidita.
“Nel deserto le parole non hanno peso, solo i pensieri che evoca ci arricchiscono trasmettendoci verità che aiutano a percorrere meglio il cammino della nostra esistenza. Accade come nella vita quando parliamo troppo e a sproposito, dimenticando di dare importanza a quel richiamo impercettibile del silenzio che ci permette di ascoltare le voci dell’ignoto e ci invita a ritrovare una dimensione più umana. Molti religiosi di tutte le epoche sono andati nel deserto a cercare nella solitudine una verità che non avevano trovato altrove.” – (Romano Battaglia)
6 Comments
un posto incredibile, devo aggiungerlo alla mia WL!
http://www.audreyinwonderland.it/
Assolutamente sì. Un posto magico ma soprattutto che ti apre il cuore. La Palestina per me è stata terapeutica.
Innanzitutto ti ringrazio per l’interessante articolo. Volevo chiederti info riguardo gli autobus 486 e 487. Partono da Gerusalemme? E con che frequenza, lo ricordi? Dove fermano esattamente? Grazie :)
Ciao, io sono andata con un trasferimento privato ma so che si può andare anche con gli autobus di linea. Ho letto su alcuni forum che ci sono problemi per il 486 e 487 volendo scendere al Wadi Kelt. Meglio optare per il 216 piuttosto che parte sempre da Gerusalemme!
Altrimenti pare che vi sia un servizio taxi che offre a/r a 100 € circa (Rami Taxi & Tour +972-502-288-927)
Brava Francesca, hai proposto un bel servizio giornalistico!
Grazie mille!