La notte polare è sicuramente una delle più incredibili esperienze da vivere oltre il Circolo polare artico. Spingersi fino a quelle latitudini significa rivedere tutto il proprio quotidiano, vivendo la meraviglia delle luci del nord che colorano i cieli bui del lungo lunghissimo inverno polare.
Proprio per questo motivo, ho deciso di tornare nuovamente alle Isole Svalbard, a fine novembre, per fare esperienza della notte polare e capire come si viva questa stagione dell’anno. Un viaggio per molti versi diverso dai precedenti, che vi racconterò in un paragrafo di questo articolo dedicato alle curiosità sulla notte polare.
(Se vi interessano le Isole Svalbard, vi consiglio di iscrivervi al nostro gruppo Facebook Amici delle Svalbard oppure leggere gli articoli che abbiamo già scritto accompagnati dalle bellissime fotografie di Ottavio Giannella)

Che cos’è la notte polare?
Si tratta di un fenomeno astronomico che avviene in inverno solo a determinate latitudini, sopra il circolo polare artico o sotto quello antartico. In poche parole, per l’inclinazione dell’asse terrestre, il sole resta sotto l’orizzonte, generando più o meno quantità di buio per tutto il giorno. Ha a che vedere con la luce, o meglio l’assenza di essa, che dipende dall’angolo dell’astro e dalla latitudine geografica. Ed è per questo che esistono diversi tipi di notte polare.
La latitudine è un importante fattore da prendere in considerazione quando si parla di notte polare in quanto influisce sul periodo di tempo in cui il sole rimane sotto l’orizzonte e sul grado di oscurità durante le ore diurne (che definisce la tipologia di questo fenomeno).
Quanto dura la notte polare e quanto buio si ha?
Come detto sopra, la durata è legata alla latitudine geografica. Più si sale a nord e più si allunga. Solo ai poli, ad esempio, la notte polare si manifesta in modo completo con la massima durata di 179-186 giorni.
In alcune zone dell’Europa continentale la notte polare non coincide sempre con il buio totale, prevedendo dei periodi di luce crepuscolare. L’unico luogo raggiungibile in Europa dove si può osservare una completa oscurità sono le Isole Svalbard, più o meno per due mesi e mezzo all’anno da metà novembre a fine gennaio.
* Se credete che in Lapponia sia sempre e solo buio per alcuni mesi all’anno come alle Svalbard, vi sbagliate. E per saperne di più vi consiglio di leggere e guardare il post Facebook di I Levi Husky sulla notte polare, due guide locali italiane che vivono nella zona di Levi, che mostra proprio la quantità di luce che si può comunque avere nel mese di dicembre, quando le giornate sono piuttosto brevi. Oppure potete leggere questa interessante discussione sull’argomento nel gruppo Facebook Amici della Lapponia.

Vari tipi di notte polare
Crepuscolo polare – Dal circolo polare al parallelo di latitudine 72°33, il sole si trova dai 0° ai 6° gradi sotto l’orizzonte durante le ore diurne;
Notte polare civile – Latitudine superiore a 72°33′, il sole si trova dai 6 ai 12° sotto l’orizzonte nelle ore diurne (il massimo della “luce” corrisponde a una situazione similare a quella del crepuscolo nautico);
Notte polare nautica – Latitudine superiore a 78°33′, il sole si trova dai 12° ai 18° sotto l’orizzonte (condizione di buio)
Notte polare astronomica – Latitudini superiore a 84°33′ e il sole si trova di 18 gradi minimo sotto l’orizzonte (solo in Antartide).
Quali problemi può comportare la notte polare
Ci sono alcune problematiche legate al fenomeno e al fatto di evitare l’esposizione prolungata alla luce e al sole.
La prima è la carenza di vitamina d, la quale si assume solo in piccolissime quantità attraverso gli alimenti e in grandissima parte invece attraverso il sole. In realtà, in inverno la situazione si complica anche per chi non vive la notte polare. Secondo una ricerca dell’Università politecnica di Valencia, “con il 10% di pelle libera, nei mesi invernali, servirebbero 2 ore nella fascia centrale della giornata, ma se si sta all’aperto alle 10 del mattino le ore necessarie per arrivare alla dose ottimale di vitamina D salirebbero a 9,7”. Ecco perché l’assunzione di vitamina d sta diventando sempre più frequente anche in paesi dove non si hanno periodi di buio. Io, ad esempio, ho una lieve carenza di questa vitamina nonostante abiti in Toscana e il mio medico di base mi ha consigliato di espormi al sole almeno 20 minuti al giorno. Oltre il Circolo Polare Artico, la vitamina d è solitamente prescritta sia a bambini che adulti.
É stata poi diagnosticata anche la Sindrome affettiva stagionale, o SAD, ossia un disturbo dell’umore che produce malumore, irritabilità e depressione a causa di una carenza di serotonina e Sert. Inoltre pare che il sonno durante questo periodo di buio prolungato sia più disturbato dato che la melatonina, che facilita il sonno, è stimolata proprio dalla luce.

La notte polare alle Svalbard: la mia esperienza e quella di Andrea
Come già accennato, le Svalbard sono l’unico luogo accessibile in Europa dove è possibile vivere l’esperienza della notte polare in modo completo. Qui infatti per circa due mesi e mezzo all’anno, da metà novembre a fine gennaio è buio pesto. Data la latitudine dell’ intero arcipelago, che copre dai 74° agli 81°, ci troviamo al confine tra la notte polare civile e nautica.
Siamo stati a Longyearbyen tra novembre e dicembre 2019 per dedicarci a un progetto di interviste, 4 giorni completamente immersi nell’oscurità più totale per incontrare i locali e parlare con loro.
L’effetto iniziale è stato straniante. La sensazione è stata quella di una sola lunga infinita notte, come se il tempo scorresse più lento del normale. Guardavamo l’orologio pensando fosse sera e invece era sempre “giorno”. Alcuni abitanti ci hanno consigliato di vivere secondo il nostro normale ritmo quotidiano, senza pensare che il sole non sarebbe apparso. In generale, in questo periodo dell’anno, i ritmi sono più rilassati e ci si dedica a molte più attività al chiuso. La socialità è la regina della notte polare. Sono infatti molti gli eventi culturali organizzati proprio in questi mesi, dall’Art Break Svalbard a novembre fino al Polar Jazz in febbraio.
La “dark season”, da alcuni chiamata anche “love season”, coincide anche con un periodo di bassa stagione turistica. Le escursioni sono limitate e riprendono del tutto con il ritorno della luce da inizio febbraio.
Un aspetto molto positivo di questo buio totale è il fatto di avere 24 ore per poter osservare le aurore boreali, se le condizioni del cielo sono ovviamente favorevoli e c’è attività geomagnetica. Qui infatti si possono avvistare le luci del nord anche in orario diurno, cosa assolutamente insolita per altri luoghi dell’Europa continentale.
Il video della nostra notte polare alle Svalbard!
1 Comment
Un’esperienza che mi piacerebbe tantissimo provare prima o poi. Non sapevo che esistesse un collegamento tra la mancata esposizione al sole e la carenza di vitamina D – mi sa che anche io dovrei prendere degli integratori perché evito sempre di espormi al sole ;)
Mi è capitato di fare un soggiorno di tre giorni oltre il circolo polare nel periodo opposto, quando il sole non tramonta mai. Anche quella è una sensazione strana perché hai, al contrario, l’impressione di vivere una giornata che non finisce mai. Anche la sera, andare a dormire con il sole all’orizzonte fa effetto e soprattutto fa sì che sia quasi impossibile prendere sonno.